Vendere all’estero online: 9 cose da non fare
Vendere all’estero online: cosa non fare
Vendere all’estero attraverso il digitale è una grande opportunità per le aziende italiane, ma non è un processo da improvvisare. Il digital export, ovvero la vendita online nei mercati internazionali, può essere un potente strumento di crescita, ma solo se affrontato con strategia e consapevolezza.
Pensare che basti tradurre il sito web o caricare i prodotti su un marketplace per ottenere risultati è un errore comune. Ogni Paese ha dinamiche di mercato, abitudini di acquisto e regolamentazioni diverse, e ignorarle può trasformare un’opportunità in un fallimento.
Se vuoi evitare passi falsi e costruire un business sostenibile fuori dai confini nazionali, ecco 9 errori da non commettere quando vendi online all’estero.
1. Pensare che un prodotto vincente in Italia lo sarà ovunque
Solo perché un prodotto ha successo nel mercato italiano, non significa che avrà la stessa accoglienza all’estero. Le preferenze culturali, le abitudini d’acquisto e persino la stagionalità possono influenzare la domanda di un prodotto.
Soluzione: prima di investire in un nuovo mercato, è fondamentale analizzare la domanda locale, i gusti dei consumatori e i competitor già presenti.
2. Caricare i prodotti su un marketplace e aspettare le vendite
Mettere i propri prodotti su piattaforme come Amazon, eBay o Alibaba è sicuramente un primo passo, ma non basta. I marketplace sono saturi di offerte e premiano la competitività sul prezzo e sulla visibilità.
Un brand di lusso, ad esempio, non può competere solo sul prezzo con prodotti di fascia inferiore. Se non si investe in una strategia di marketing adeguata, il rischio è di perdere valore e posizionamento, diventando un prodotto generico tra tanti. Un brutto colpo anche alla reputazione del brand!
Soluzione: differenziati con una strategia di branding solida, ottimizza la SEO dei tuoi prodotti e sfrutta campagne pubblicitarie mirate per aumentare la visibilità.
3. Tradurre il sito web senza adattare il messaggio
Tradurre semplicemente i contenuti del sito in un’altra lingua non è sufficiente. Ogni Paese ha il proprio linguaggio commerciale, il proprio tono di voce e diversi modi di comunicare.
Soluzione: adatta il copywriting, il tono di voce e le immagini in base alle aspettative culturali del mercato di destinazione. Cerca di rivolgerti a dei professionisti madrelingua che possano aiutarti a scegliere i giusti angoli comunicativi per fare breccia nel cuore della tua audience!
4. Sottovalutare i costi di logistica e resi
Vendere online all’estero significa affrontare costi di spedizione, dogane e gestione dei resi. Alcuni Paesi hanno regolamenti particolarmente stringenti sulla restituzione dei prodotti.
Soluzione: prima di vendere in un Paese, verifica le condizioni logistiche, scegli partner affidabili e calcola con precisione i costi di spedizione e gestione post-vendita, per evitare in seguito di trovarti senza margini o addirittura in perdita.
5. Non avere assistenza clienti in lingua locale
Un servizio clienti che risponde solo in italiano o in inglese può essere un grande ostacolo per i clienti stranieri.
Soluzione: affidati a un team di customer service multilingua o utilizza soluzioni di assistenza esterna per garantire un supporto efficace.
6. Ignorare regolamenti e certificazioni locali
Ogni Paese ha le proprie normative su etichettatura, sicurezza e certificazioni dei prodotti. Non rispettarle può significare il blocco delle vendite o costose sanzioni.
Soluzione: informati sulle regolamentazioni di ogni mercato e verifica di avere tutte le certificazioni necessarie prima di avviare le vendite.
7. Non investire in pubblicità e posizionamento del brand
Aprire un e-commerce o un profilo su un marketplace senza una strategia di marketing significa restare invisibili. La concorrenza è altissima e senza investimenti mirati è difficile emergere.
Soluzione: studia un piano di marketing digitale che includa SEO, digital PR, advertising sui motori di ricerca e sui social per raggiungere il giusto pubblico.
8. Pensare che il Made in Italy sia sufficiente per vendere
Il Made in Italy è un valore aggiunto, ma non è più un passe-partout per il successo di un’impresa. Oggi i clienti vogliono conoscere la storia del prodotto, l’innovazione che c’è dietro e il valore reale che offre.
La qualità di un’azienda non si misura solo dal prodotto, ma anche dalle persone che ci sono dietro, dal modo in cui interagisce con clienti e partner, dall’efficienza delle tecnologie adottate e dalla qualità del servizio post-vendita.
Spesso, i brand italiani si sono concentrati esclusivamente sull’eccellenza del prodotto, trascurando aspetti fondamentali come l’esperienza del cliente e la costruzione di relazioni solide nei mercati internazionali. In uno scenario sempre più competitivo, è essenziale adottare una strategia integrata che consideri ogni elemento della presenza del brand all’estero, per distinguersi e garantire un successo duraturo.
Soluzione: costruisci un’identità di brand forte, racconta la tua storia e valorizza i tuoi punti di forza oltre al Made in Italy.
9. Non adattare il pricing alle dinamiche locali
Definire il prezzo di vendita all’estero non significa semplicemente convertire il costo dal listino italiano in un’altra valuta. Ogni mercato ha dinamiche di prezzo specifiche, legate al potere d’acquisto, alle aspettative dei consumatori e alla concorrenza locale.
Soluzione:
- Studia la fascia di prezzo del tuo settore nel Paese target
- Considera eventuali dazi, tasse o costi di spedizione che possono impattare il margine
- Valuta se è necessario riposizionare il brand con una strategia di pricing diversa
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Affacciarsi ai mercati internazionali con il digital export è una grande opportunità, ma senza una strategia strutturata rischi di commettere errori costosi.
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